LA CHIESA “DIACONALE”
Dal 20 al 23 giugno gli aspiranti e i diaconi permanenti non solo diocesani si sono “ritirati” in esercizi spirituali per meditare sull’aderenza del loro servizio alla vocazione ricevuta. A seguire la testimonianza di uno dei partecipanti.
Di Peppino Visconte
È stato facile raccogliere l’invito a “fermarsi” (Cfr. Sal 46,11) nella tranquillità dell’Eremo dei Camaldoli, capace di aprire lo sguardo e i cuori alla bellezza, di fronte alla maestosità del golfo di Napoli: naturale assaggio d’Infinito.
Una “palestra” è d’obbligo quando si devono rafforzare “i muscoli” della spiritualità; gli attrezzi sono a portata di tutti, ma qualche volta difficili da usare. È il silenzio lo strumento principe, il solo che, con la quiete delle parole, dà voce alla “presenza invisibile” dello Spirito e spazio alla Parola, meraviglia di quella “brezza leggera” (Cfr. 1 Re 19,11-13) che fa risuonare nell’animo la delicatezza del Padre che ci affianca nel cammino della vita.
Don Cesare Mariano ha saputo dischiudere lo scrigno delle lettere pastorali di Paolo con il cesello di un’indagine biblica proposta con raffinata delicatezza, quasi sottovoce, sempre attenta a rimuovere le asperità di una conoscenza parziale dei testi per spianare il terreno dell’incontro con il Maestro. Un discernimento coraggioso, personale e familiare, che ha saputo ricondurre al fondamento ultimo del ministero diaconale, per il quale sono imposte le mani “non per il sacerdozio, ma per il servizio” (LG 29), illuminato da autentiche attese, sostenuto dal giusto impegno e confortato dai frutti della Grazia. (Cfr. 2 Tim 2, 3-6)
Il diaconato, dunque, quale consapevolezza dell’indole ministeriale propria della comunità cristiana, scaturisce dal fonte battesimale e si consuma nell’amore fraterno, a immagine di Cristo servo: un ministero diaconale improntato alla concretezza dei rapporti interpersonali, capace di condividere autenticamente gioie e dolori, nella testimonianza della carità.
Il respiro regionale è stata una novità di questi esercizi spirituali che Don Gerardo Cerbasi, incaricato per la formazione dei diaconi permanenti, ha voluto proporre quale fondamento per un cammino sinodale interdiocesano. È stata una scelta vincente per la bellezza di aver potuto condividere percorsi personali e di coppia, sostenuti dal desiderio di attivare iniziative di ampia portata, volte a creare un terreno di riferimento comune nell’intera regione.
Grati al Signore e a coloro che si sono spesi per offrire a tutti noi questa qualificata e preziosa opportunità di preghiera, di condivisione e di crescita, un pensiero riconoscente va alle suore del SS Salvatore e di S. Brigida che, conservando lo stile della loro spiritualità e i ritmi della preghiera quotidiana, ci hanno offerto un’ospitalità accogliente, delicata e discreta.