MINISTRI STRAORDINARI IN PRIMA LINEA
Altre 26 persone hanno ricevuto, lunedì 17 giugno, in Cattedrale a Potenza il mandato dall’Arcivescovo di ministri straordinari della Comunione.
Sono espressione delle comunità parrocchiali, scelte e proposte all’Arcivescovo dai rispettivi parroci per un ministero laico, cioè non ordinato, a tempo definito, rinnovabile dopo i primi cinque anni . Fu istituito nel 1973, in clima post conciliare, quando i segni della secolarizzazione erano sempre più evidenti e il calo delle vocazioni rischiava di lasciare scoperti ambiti pastorali importanti. Ma col tempo è divenuto di fatto, ed anche per necessità, un apostolato sempre più di prima linea, perché frequenta territori di solito accuratamente evitati dalle liturgie civili: le case degli ammalti, le case di cura , gli ospedali, gli ospizi per anziani. Dei 26 nuovi ministri , diciotto sono donne, di cui due suore, ed otto uomini, a riprova del ruolo sempre più importante del “ genio femminile” nelle comunità cristiane; provengono, rispettivamente, cinque dalla parrocchia di Sant’Anna e Gioacchino, sei della Santa Famiglia di Nazareth, quattro dalla comunità di Gesù Maestro, due dalla parrocchia di Santa Chiara, tre dalla Vicaria Santa Maria degli Angeli di Potenza, tre dalla parrocchia Santa Maria Assunta di Brienza, una da Santa Maria Assunta di Baragiano ed una dalla parrocchia Beata Vergine del Carmine di Baragiano Scalo. Complessivamente sono oggi 150 i ministri straordinari della diocesi, un manipolo di fedeli impegnati che ogni domenica, dopo la messa, ritira nelle rispettive chiese parrocchiali le ostie consacrate e si avvia verso quelli che possono essere considerati gli altari della sofferenza, i luoghi dove evangelicamente si trovano “i più piccoli”, quelli con cui più facilmente si identifica il Cristo. “Farete un tratto di strada con Gesù – ha detto tra l’altro mons. Carbonaro nell’omelia – non sarete voi a portare Lui ma è Lui che porterà voi. Conducendovi là dove il dolore umano si apre alla vita; dove la solitudine diventa speranza e la mano tesa carezza di Dio”. Col tempo, infatti, l’aggettivo, “straordinario”, ha assunto un significato che va ben oltre quello originario e liturgico che voleva solo distinguere il nuovo ministero da quello ordinario; oggi “straordinario” indica qualcosa che anche sociologicamente va “oltre” l’ordinario, diretto cioè verso quelle periferie esistenziali di cui parla in continuazione il Papa, verso gli “scarti” frutto della società efficientista ed opulenta e incarna la dimensione sociale della fede ed interpreta l’Eucarestia – parole di mons. Vairo – come sacramento della socialità.