OMELIA DI SUE ECCELLENZA MONS. DAVIDE CARBONARO O.M.D. – CHIESA S. GIOVANNI BOSCO
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Omelia di S. E.za Mons. Davide Carbonaro O.M.D.
Arcivescovo Metropolita di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo
in occasione dell’inizio del suo ministero episcopale
Chiesa di San Giovanni Bosco – Potenza
18 maggio 2024
Carissimi ogni anno durante la vigilia di Pentecoste, la liturgia ci riporta agli inizi della nostra salvezza. Mi colpisce l’immagine di Dio che visita l’umanità. Il suo non è uno sguardo giudicante, ma amante. Il desiderio di scendere per visitare la città degli uomini, è annunzio di quanto si realizzerà con la venuta del suo Figlio Gesù. Egli infatti: “Passerà e farà del bene a tutti coloro che erano sotto il potere del divisore” (Cf. At. 10,38).
Il brano di Genesi sottolinea il motivo per cui l’umanità viene dispersa. Dio non fa questo per invidia dell’uomo, né perché vuole controllare i suoi progetti. Questa lettura di un Dio controllore nemico e avversario dell’umano, risorge a volte anche nei nostri tempi, alimentando le teorie dei maestri del sospetto. Ma non è così. Fin dall’inizio Dio si prende cura dell’uomo, aiutandolo a comprendere che l’unità non è omologazione e che la diversità è principio di creatività. Dio disperde l’uomo sulla terra come il seminatore disperde il seme tra le zolle, così da ascoltarne il gemito vitale. L’umanità creata ad immagine e somiglianza di Dio non è solo ascoltatrice del proprio simile, ma nella dispersione, apprenderà ad ascoltare la Parola del suo Creatore, cercandolo nei segni e nei gemiti del creato. Sono queste le primizie dello Spirito di cui parla l’Apostolo Paolo. È questa la speranza che il Signore semina a piene mani nei cuori, perché l’uomo e la donna del nostro tempo, non scendano a patto con la confusione, ma l’attesa perseverante.
Oggi la nostra Chiesa che è in Potenza Muro Lucano e Marsico Nuovo, attende il dono dello Spirito Santo e in una rinnovata Pentecoste, accoglie il suo Pastore. Con l’Arcivescovo Salvatore Ligorio, che saluto con affetto e stima, sappiamo che il ministero episcopale è un servizio radicato non sulle nostre capacità o i nostri progetti, ma in un continuo ascolto della voce di Gesù Maestro e Signore, che sussurra costantemente la sua Parola e dona lo Spirito senza misura.
Il Vescovo nel cuore della Chiesa e della Città degli uomini, è colui che è inviato ed invia. È in questa circolarità, segnata dall’amore, che lo “Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”. Il Vescovo è colui che ascolta le parole degli uomini e delle donne del nostro tempo, generando unità nella dispersione. Potrà insegnare l’unico linguaggio dell’amore, se lo avrà appreso direttamente alla sorgente di colui che lo ha riversato nei nostri cuori.
Se il Vescovo prega ed “intercede per i santi”, la sua Chiesa alzerà mani e occhi al cielo per non rimanere impigliata solo negli affari terreni. Se il Vescovo si chinerà come Gesù sulle sofferenze degli ultimi e dei poveri, la sua Chiesa non farà filantropia ma si sporcherà le mani tra le piaghe della “creazione che geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi”. Se il Vescovo sognerà delle città ed un territorio capaci di trarre ed attrarre bellezza; se interpellerà i cuori a prendersi cura del bene comune; se invocherà una giustizia equa e servizi sanitari di prossimità, se chiederà il rispetto per una comunicazione vera, la sua Chiesa non farà politica, ma amerà e servirà con intelligenza e fede la polis.
Mi piace questo Gesù descritto nella pagina di Giovanni: Ritto in piedi che grida. Mi affascina la sua statura, la forza della sua Parola. Il Vescovo ha davanti a sé lo sguardo del Maestro ricco di misericordia. Con questo sguardo osserva il suo clero e la sua gente. Con Gesù si prende cura della sete che è nel cuore umano: sete di affetto dentro le solitudini delle nostre famiglie; sete di parola dentro i silenzi dei nostri anziani e sofferenti; sete di futuro nello sguardo dei nostri bambini e giovani; sete di creatività per quanti vivono la precarietà del lavoro. “Se qualcuno ha sete venga a me, e beva chi crede in me”. Il Vescovo con la sua Chiesa ogni giorno si fa interprete della sete dei suoi figli e delle sue figlie, per riportarli alla sorgente vera e strapparli dalle cisterne screpolate e aride che non contengono acqua (Cf Ger. 2,13). Non siamo noi la sorgente. Noi attingiamo dalla sorgente di un Altro, un’acqua che non avrà mai fine. L’acqua dello Spirito.
La comunità dell’Apostolo Giovanni, come la Chiesa di oggi, sanno bene da dove è scaturita questa sorgente. Dal costato di Gesù crocifisso (Cf. Gv 19,34). Lì il nostro Maestro dona con abbondanza lo Spirito e i Sacramenti grazie ai quali la Chiesa vive, annunziando la Pasqua del suo Signore e riscoprendo la sua vocazione sinodale. In quella medesima ferita aperta, possiamo contemplare ed accogliere, tutto il dolore innocente, tutte le domande che a volte ci lasciano inquieti.
Grazie Signore per questa nuova effusione dello Spirito Santo sulle Chiese di Lucania: “Terra di luce”. Grazie per le sue città costruite sul monte e sulla roccia. Sono come quelle bibliche, testimoni di una fede secolare, indicatrici del cielo dove tu abiti e raccogli la preghiera, le fatiche, le gioie e le speranze di ogni uomo e di ogni donna. “Sono città poste sopra un monte che non possono rimanere nascoste”. (Cf Mt 5,14). Grazie Signore per la Chiesa che è in Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo, alla quale mi mandi come Pastore e Guida. Non venga meno in me e nel tuo Popolo santo la luce del tuo Vangelo, il coraggio della franchezza che nasce dal dialogo, la gioia dello Spirito che genera la novità.