LA SUCCESSIONE APOSTOLICA
Il 4 maggio Padre Davide Carbonaro verrà consacrato vescovo in San Giovanni in Laterano e il 18 farà il suo ingresso in diocesi come nuovo pastore . non è l’alternanza al governo di un nuovo “prefetto” rappresentante del governo centrale come avviene nel mondo istituzionale ma una “ successione apostolica” che ci collega alle origini della Chiesa.
don Gerardo Cerbasi
“La missione divina affidata da Cristo agli apostoli durerà fino alla fine dei secoli (cf. Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa il principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli apostoli, in questa società gerarchicamente ordinata, ebbero cura di istituire dei successori”.
Con queste parole la Costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa, del Concilio Ecumenico Vaticano II, ci dice che cos’è la successione apostolica, indicandone l’origine, ovvero l’annuncio del Vangelo che è la missione della Chiesa.
Il 2 febbraio 2024 nella nostra Basilica Cattedrale, nel momento in cui l’Arcivescovo Salvatore ha annunciato l’elezione del suo successore, si è rinnovata per la nostra chiesa diocesana la trasmissione del permanente ufficio degli apostoli di pascere la Chiesa. Alla catena ininterrotta che mai si è spezzata, partendo dal gruppo dei Dodici, continua ad essere agganciata la nostra comunità ecclesiale, in una successione che decorre ininterrotta fin dalle sue origini.
Ecco perché l’annuncio è stato inserito in un momento di preghiera, di lode e ringraziamento, che da quel giorno deve accompagnare tutta la nostra comunità. Il tempo in cui si rinnova la successione apostolica, consente allora di fare esperienza di un aspetto del tutto particolare della vita e della natura della Chiesa. È mostrata innanzitutto la sua dipendenza da Cristo attraverso i suoi inviati, e non da logiche assimilabili a quelle aziendali, come ha ricordato Papa Francesco nella prima omelia tenuta nella Cappella Sistina, all’indomani della sua elezione, insieme al collegio dei Cardinali: “Noi possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore.”
Si oda in questo tempo l’antifona del canto dell’attesa per una grazia che si rinnova.
don Gerardo Cerbasi