OMELIA IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ DI SAN GERARDO LA PORTA
S. Ecc.za Rev. ma
Mons. Davide Carbonaro O.M.D.
Arcivescovo Metropolita di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo
30 maggio 2024
Carissimi confratelli nel sacerdozio, diaconi, seminaristi, consacrati e consacrate. Eccellenza Signor Prefetto, Signor Presidente della Regione, Signor Sindaco, autorità civili e militari. Carissimi Fratelli e Sorelle.
San Gerardo giunge da pellegrino nella città di Potenza. Si mischia tra la gente, diventa talmente noto per la limpidezza della sua vita ed il carico di virtù evangeliche, che il popolo lo acclama Vescovo. Lo riconosce come Pastore buono, perché mediatore della bontà di Dio e bello, perché la sua sapienza inaugura la via della bellezza che splende sul volto di Gesù Cristo. Grazie Signore per il dono di Gerardo alla Chiesa di Dio e a questa nostra Chiesa di Potenza. Anche io sono giunto in mezzo a voi, ma stavolta inviato come Vescovo, ho davanti a me la figura di Gesù il Pastore dei Pastori, che mi chiede di conoscere questo popolo affidatomi, al quale appartengo ora per grazia.
Gerardo lascia la sua terra natia per mettersi in cammino. Lasciare per ritrovare è strada indicata dal Vangelo. Chi avrà lasciato casa, famiglia, affetti per me ritroverà me, che moltiplicherà tutto questo nel cuore e nella vita. In effetti, il nostro Santo troverà nella terra e nel popolo potentino, il luogo dove abitare ma anche la nuova famiglia con la quale condividere il Vangelo di Gesù. Egli non si fermò per trovare una stabilità personale, ma stabilì attraverso la sua parola ed il suo esempio di vita, un’attrazione verso Cristo. I Santi non ci attirano a sé, non sono autoreferenziali, non sono il fine per cui il nostro cuore rimane sazio. Essi sono degli indicatori di vita, dei servitori della speranza. Quanto, le nostre comunità parrocchiali ed ecclesiali, le nostre associazioni, i gruppi laicali, ancora oggi, hanno bisogno di guardare questo Vangelo vivo ed incandescente. I Santi aprono strade di fraternità e chiedono di guardare lontano. Sono attenti al più piccolo, ma capaci di fare i grandi segni che celebrano la memoria di Gesù nella storia.
Se l’agiografo Manfredi riporterà il segno compiuto da Gerardo, che tra le colline di Potenza trasformerà l’acqua in vino, lo farà non tanto per narrare la grandezza del prodigio, quanto per dire che l’alleanza gioiosa del Vangelo di Gesù è viva, e che il suo Regno d’amore sponsale è in mezzo a noi. Che compito grande e bello ha la Chiesa in questo tempo difficile. Ricordare all’umanità di fare il Vangelo, di essere artigiani di fraternità lì dove si vive; accendere fuochi di speranza, dove il buio imprigiona. Sembra di risentire le parole del profeta Isaia, che Gesù riprenderà nella sua prima predica a Cafarnao: “Fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, annunciare l’anno di grazia del Signore” (Cf. Is 61,1; Lc 4,18-19).
Anche oggi la Chiesa e la nostra Città hanno bisogno di questo annuncio giubilare che fascia le ferite profonde, difficili da sanare senza venirsi incontro in modo reciproco; che libera quanti sono segnati dalle dipendenze e dalle odierne forme di schiavitù. Papa Francesco pubblicando la bolla giubilare, torna a ribadire che la speranza non confonde, ma apre vie di novità. Ci fa pellegrini dentro le vite degli altri, coraggiosi costruttori del buono e del bello che nasce da scelte virtuose.
Quest’anno San Gerardo passerà ancora tra le strade della nostra Città. Troverà una piazza che è un cantiere e ci ricorderà come costruire insieme il bene comune. Edificare in modo concorde l’agorà, significa tornare a dialogare sulle gioie e le speranze che coltiviamo nel nostro cuore. Ritrovarsi intorno alla fontana del villaggio, significa essere generativi e solidali in un tempo di solitudini e autonomie che rendono il nostro presente e il nostro futuro sempre più povero. Gerardo, passando tra le nostre case, poserà lo sguardo orante e benedicente sui malati e anziani che vivono il tempo della prova e su coloro che li accompagnano con pazienza e sollecitudine. Incontrerà i giovani e i bambini che si preparano a servire con intelligenza e tenacia la nostra società. Molti di loro in questi giorni ritornano per la festa e gli affetti, San Gerardo vi tiene per mano ricordando a noi adulti il compito di tessere alleanze educative e propositive. Il nostro Santo incontrerà il mondo del lavoro e del precariato, coloro che, con creatività mettono mano alle risorse del creato per coltivarlo e custodirlo. Accompagnerà le scelte di quanti a servizio delle amministrazioni pubbliche sono chiamati a sostenere con intelligente lungimiranza, il bene comune, la legalità, la solidarietà tra i cittadini e la sussidiarietà. Infine, indirizzerà il nostro sguardo e la nostra attenzione sul dolore del mondo, segnato dalla guerra che ci lascia impotenti. Se vogliamo che la pace si diffonda, occorre cominciare dalla porta accanto, coltivando un buon vicinato, disarmando la paura, accogliendo l’altro nella sua diversità, alimentando vie di inclusione.
Pacifico San Gerardo
pastore buono e bello.
Tu ci proponi la novità del Vangelo
che non invecchia, e come vino nuovo in otri nuovi,
non spacca la storia, non corrode il cuore,
ma genera speranza lì dove è accolto.
Sollecita tu, dentro la tua Chiesa di Potenza,
che hai amato e servito, il gusto della comunione
tra pastori e fedeli.
Insegnaci a lasciare le cento pecore dell’ovile
per trovare quella smarrita.
Sostieni il nostro passo a volte stanco e disorientato,
ed accendi tu, tra le nostre contrade, la Iaccara della speranza,
non sia un fuoco fatuo, ma vivo, coraggioso,
capace di far trasparire dalle luci delle nostre tradizioni,
la luce intramontabile della Pasqua di Cristo Signore.
Amen.