LA CONFERMA DALL’ARCHEOLOGIA: TRA IL II/IV SECOLO IL PRIMO VESCOVO A POTENZA
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don Dino Lasalvia
Nell’autunno del 1973, durante i lavori di restauro della cattedrale di Potenza, si fece una scoperta archeologica importantissima. Al di sotto del presbiterio, proprio sotto all’altare maggiore, gli operai avevano rinvenuto reperti che rimandavano alle fondazioni di un’ antica abside con un esteso mosaico di origine romana :una scoperta importantissima per la storia di Potenza, che rinvia al III / IV secolo dopo Cristo. Molti compresero di trovarsi di fronte ai resti di una piccola chiesa paleocristiana. Si provava così che la diocesi di Potenza fosse davvero tanto antica come si pensava. Infatti, il rinvenimento portava molto più indietro, di più un secolo, la prima notizia scritta della presenza di un vescovo a Potenza, dato intorno al 494 d. C. diventavano così più suggestive le leggende di fondazione, che volevano che addirittura san Pietro o i suoi discepoli, attraversando la via Appia, avessero fondato le chiese di Venosa, Acerenza e Potenza. Il ritrovamento ancora oggi è visitabile in cattedrale, e si tratta di una struttura molto semplice: un abside semicircolare, alcune murature di sostegno forse più tarde, e un bel mosaico, semplice ma con molti motivi geometrici. Tutta la cattedrale, nei secoli, si è costruita attorno a questo ritrovamento. Forse si trattava di un semplice tempietto, di una piccola cappella negli inizi assai timidi della nuova religione nell’impero romano. Tuttavia già un secolo dopo abbiamo un vescovo. Il concilio di Sardica del 343 aveva decretato che l’elevazione di una diocesi doveva essere fatta in luoghi popolosi, e non in villaggi, dove ci fossero più di un presbitero. Il sito diocesano doveva essere una città. Questo ci fa ben capire che Potenza, alla fine dell’impero romano, non era un semplice agglomerato posto in cima ad una montagna, ma che potesse essere già abbastanza popolato da avere la necessità di avere un vescovo e più presbiteri.
Il sito in questione, però, sembra riservarci altre suggestioni. A detta di alcuni esperti, infatti, la struttura scoperta non sarebbe ciò che è rimasto di una chiesa, bensì di una “Domus Ecclesiae”, cioè di una casa di comunità. Agli inizi, i primi cristiani non potevano erigere luoghi di culto; il Cristianesimo era ancora una religione illecita e non poteva permettersi di poter esibire il proprio culto in pubblico. Alcuni Cristiani, però, donavano la propria abitazione per far sì che si potessero celebrare l’eucarestia, i battesimi e si potesse mangiare insieme. In effetti, il mosaico ritrovato non è solo presente all’interno dell’abside, ma anche all’esterno. Ciò farebbe presumere che ci fossero delle stanze attorno all’area e che la struttura semicircolare fosse non un presbiterio ma una sala da pranzo, il triclinio romano, che spesso, e proprio in quel periodo, aveva una struttura semicircolare. Questa tesi è avvalorata dal fatto che nel presbiterio non ci sono tracce di battisteri, come nelle chiese paleocristiane. Se le ricerche confermassero questa ipotesi, le suggestioni diverrebbero fantastiche. Tra il 200 e il 300 dopo Cristo, qualcuno ha donato la sua casa per accogliere una piccola comunità di fedeli, magari questi era diventato presbitero o diacono. Sta il fatto che questa casa si trovava dentro la città, ciò vuol dire che i primi cristiani di Potenza non correvano grossi pericoli. Fermiamo qui la fantasia dicendo concretamente che a Potenza il Cristianesimo ha radici lunghe, davvero quasi apostoliche, e che da allora, quell’abitazione sarebbe divenuta la casa della comunità di Potenza, fino ai giorni nostri.